sabato 28 luglio 2012

Gelato ai FICHI, mandorle e uvetta al rum...

...anche se a me il gelato non piace!
E freddo, dolce e mi anestetizza la bocca. Mi viene una voglia matta di bere dell'acqua e quando la bevo non ne sento neanche il sapore. 
Adesso, è inutile che dite che l'acqua è insapore, o che sono strana perche non mi piace il gelato, mi spiace ma è proprio così! 
Pensate a quanto è buono un bel bicchiere d'acqua fresca quando si ha tanta sette... e bene, a me il gelato fa venire sette, ma il più brutto è che poi, bevo l'acqua e non la sento! 
Niente, il gelato a me non piace.
Tutto al contrario della familia del mio cozzaro. Loro il gelato lo amano! Sono gelatodependenti, e io a questo non ci ho pensato quando gentilmente, ho offerto a loro un assaggio di questo mio sperimento/lezione, di cucina mensile...




...e si, perché la Mapi ci ha pensato bene, e questo mese, essendo la vincitrice del MTC ha confabulato con le donne del Menu turistico e ha deciso che il gelado era proprio addato alla sfida di questo mese di luglio.
Grazie Mapi. 
Lo dico d'avvero! 
Grazie! Perché mai, e poi mai, avrei avuto la sana idea di fare il gelato a casa. Anche se devo dire che una mezza idea mi era venuta qualche mese fa, spinta dal cozzaro a comprare una gelatiera (che poi non ho preso). A lui e ai suoi il gelato piace, assai! (l'ho già detto, ma piace in modo spaventoso...!) a punto, loro la gelatiera sicuro che ce l'hanno! E infatti me l'anno prestata, e anche se era nuova e mai ne ho fatto funzionare una, vi posso assicurare che è una cavolata. E se mai ne faccio un'altro di gelato, sicuramente lo faccio a mano. Non voglio un'altro ingombro in cucina se posso farlo senza.
Bene, detto questo, vi lascio con il mio gelato ai fichi, mandorle e uvetta al brandi, accompagnate con cialdone a rete al sapore di cafe spezziato, che non sono risultate tanto dolci ma che hanno accompagnato il gelato benissimo! 
Anche se io non ho voce in capitolo, una cucchiaiata l'ho assaggiata, al contrario dei miei suoceri che non ne hanno tenuto abbastanza e che si sono offerti a fare di cabbia, nel caso mi passasse per la mente di fare altro gelato... : come questo però! Hanno detto. 
Il cozzaro invece, ha fatto una riverenza mentre diceva: non aggiungere niente altro, lo sciropo al caffè che avevi in mente, lascialo stare!!!!  
E io ho seguito il consiglio del esperto... (si fa per dire), ma guidata dalle minuziose spiegazioni dalla super Mapi (e qui non si fa per dire... andate a controllare da lei!)


Ingredienti
(ho fatto metà, dalle dosi date dalla Mapi per il gelato alla mela)
Per la crema inglese:
250 ml. di latte fresco intero
100 gr. di zucchero semolato
3 tuorli di uova grandi
1 baccello di vaniglia


Per la crema ai fichi:
250 gr. di polpa di fichi, maturi (li ho pesato una volta pelati)
1/2 cucchiaino raso di scorza di limone grattugiata
2 cucchiai d'acqua
1 cucchiaio di zucchero mascovado
15 gr. di mandorle tostate e tritate (molto fine)
15 gr. di uvetta
un "dito" di brandi
(+ lamelle di mandorle tostate)


Per le cialde a rete:
100 gr. di farina
1 cucchiaio di zucchero mascovado
1/2 cucchiaino di caffè (macchinato)
1/2 cucchiaino di cacao in polvere
un pizzico di cannella
un pizzico di noce moscata
1 cucchiaio d'olio di mais
4/6 cucchiai d'acqua


A - Procedere con la crema inglese, mettendo meta baccello di vaniglia (aperto) in un pentolino con il late e metà dello zucchero, mescolare bene e mettere sul fuoco portandolo quasi ad ebollizione. Mentre montare l'altro zucchero con i tuorli fino che diventa una cremina gonfia e liscia. Versare il latte a filo, nella cremina mescolando con la frusta. Riversare nel pentolino e fortare sul fuoco per fare addensare (quando arriva ai 85 °C. o pure provando quando il dorso del cucchiaio sembra velato). Togliere dal fuoco e immergere in una vaschetta con acqua giaccio e non smettere di mescolare in modo di abbatterne rapidamente la temperatura. Togliere il baccello di vaniglia e trasferire in un baratolo a chiusura ermetica e mettere in frigo per 1 ora minimo (io tutta la notte).

BMettere l'uvetta a bagno nel brandi con qualche cucchiaio d'acqua, deve idratarsi bene e gonfiarsi. 
Schiacciare la polpa dei fichi. Metterla in un pentolino insieme allo zucchero, l'acqua e le mandorle tritate a polvere mescolando in continuazione mentre cuoce, fino che diventa una specie di purea. Anche qui abbatterne rapidamente la temperatura ( vaschetta con acqua giaccio...), incorporare l'uvetta sgocciolata e strizzata, amalgamare e trasferire in un baratolo ermetico e mettere in frigo (anche qui, io tutta la notte).
L'indomani...
Ho mischiato i due preparati e versati nella gelatiera, mesa in funzione per 20 minuti. Dopodiché ho versato l'impasto in una vaschetta e riempito a circa 6 mm. dal bordo, poi coperto con un pezzo di carta a forno tagliato su misura! Messo in freezer.

C - Per le cialde: amalgamare tutti gli ingredienti e impastare a mano per qualche minuto, coprire con della pellicola e farla riposare nel frigo per 1 ora.
A questo punto, purtroppo, ho dovuto accendere il forno (a 180 °C.)

Tirare la pasta alta 2 mm. fare del quadrati 8x8 cm. più o meno, e passare con il rullo di tagliare la frolla a rette ( che non so come si chiama ma che ho cercato per mesi...!) aprirli in modo di creare la rete e disporli su una placa da forno, foderata con della carta. Cuocere per 15/20 minuti.




Come servire il gelato ai suoceri (nonché, provare a fare qualche foto decente...) 
Togliere la vaschetta di gelato 20 minuti prima dal freezer e passarla al frigo.
In una padella tostare delle mandorle a lamelle e fare raffreddare.
Servire in un piattino, appoggiarci una cialda a rette e sopra adagiare 3 palline di gelato ai ficchi, poi lasciare cadere una manciata di mandorle tostate, queste sono state decisive a parere di tutti per il contrasto di morbido/crocante, e via a scattare subito un paio di foto!


Suoceri e cozzaro felici, perche li è piaciuto tanto, ma un po' delusi... perche era poco!
Mapi, Alessandra e Daniela, questo è il mio primo gelato, e come sono ottimista può darsi che non sia l'ultimo! Ecco, magari non sarà per questo MTC, visto i miei tempi!!!






mercoledì 25 luglio 2012

GAZPACHO... punto e basta!

E se vi dico Gazpacho?
Qualcuno pensa a una bevanda rinfrescante. Qualcun'altro a una zupetta fredda, e quelli più chic si immagina un "chupito"!... e bene, no!!
Gazpacho, punto e basta! Semplice, buono, salutare e genuino!
Prima che l'America ci deliziasse con i suoi pomodori e peperoni, il gazpacho era già un piatto affermato, sopratutto nel sud della Spagna, nella regione della Andaluzia la quale per tanto tempo è stato sotto dominio degli arabi, e non a caso, questi, avevano un'altra pietanza "cugina" al gazpacho, l'Ajoblanco. Ma di queste e altre ricette similari proverò a parlarvene più avanti, perché il caldo non finisce qui...!




L'evoluzione del gazpacho, tale e come lo conosciamo oggi, è lunga. Ogni regione spagnola ne vanta la sua versione; con mandorle o non, con o senza cipolla, con o senza peperone rosso, o pure con l'aggiunta di cumino come quella tipica di Siviglia.

Questa pietanza nasce come tante altre, da una base povera. Parliamo di una regione, l'Andalusia, dove il caldo è un dato di fatto (solo lì ho fatto la "siesta" senza rimorsi, perché a una certa ora del giorno non puoi fare altro! Troppo caldo!)  per questo, e in più se si lavora nel campo, comporta una gran perdita di acqua e sali minerali, e il gazpacho era un modo di riportare energia e nutrimento, anche se non era esattamente come lo conosciamo adesso. 
Era un piatto pratico ed economico, senza cottura ne spreco di tempo ne di carbone. Veniva preparato con semplice pane raffermo, fato a pezzi e bagnato in acqua (perché si sà, il pane non va mai buttato!...). Questo pane bagnato si condiva con olio extra vergine di oliva, sale e un filo di aceto, e si profumava con aglio ed erbe varie che si trovavano in campagna o in loco.



Uno dei primi a scrivere del gazpacho (parlo del 1611), fù il signor Sebastian de Covarrubias y Orozco, che nel suo libro "Tesoro de la Lengua Castellana o Española" menziona una somiglianza tra la parola gazpacho e quella toscana del "guazo o guazzetto". Nonché, accenna una familiarità con il verbo ebraico "gazaz" (tranciare/tagliare a piccoli pezzi) con la qual cosa, associa al fato che questa pietanza viene fatta o servita con dei pezzettini di verdure, pane e altro, ma sempre sminuzzati per amalgamare meglio e avere come risultato una pappa ben inzuppata. E con questa, ancora una volta rimane evidente l'influenza della cultura araba e quella ebraica in Spagna, e non solo riguardo alla cucina...! 
(E qui devo ringraziare Michela per il suo chiarimento sul significato di gazaz!)


Ma se questo è nato come un piatto da gente umile, si è rivelato una genialità e una ricetta alla moda, tutto vegetariano, che poi è diventato una fonte di inspirazione per cuochi, chef e barman di tutta Spagna e non solo... vi parlo dei "gazpachi alla frutta" o al "Pesce"... ma una cosa certa, quando arriva il caldo non ne posso fare a meno. 
Non è strano però, che il cozzaro, la prima volta che li ho rivelato li ingredienti non avesse fretta ad assagiarlo, anche se dopo il primo sorso ne è rimasto incantato e adesso è diventato la sua "redbull" perché come dice lui: mi mette le ali!!!
Ed è diventato ufficiale, ogni volta che si parte per le vacanze e facciamo il viaggio in macchina (10/12 ore...) fino a Barcelona, non può mancare il solito litro e mezzo di gazpacho... e la stanchezza e il sono sparisce di colpo!






Ingredienti per 4 persone:
1/2 peperone verde
1/2 peperone rosso
1 citriolo
5 pomodori grossi e maturi (io quelli per il sugo)
75 gr. di olio extra vergine di oliva
2 fette di pane rafermo (io tipo pugliese)
1 litro d'acqua fredda (più altra acqua per ammollare il pane)
2 o 3 cucchiai di aceto
aglio a piacere (io metà spicchio, senza l'anima)
sale


Mettere il pane in ammollo in un recipiente pieno d'acqua. Lavare tutte le verdure, sbucciare il cetriolo e farle tutte a pezzi. Versare nel frullatore tutti gli ingredienti, incluso il pane ammollato e strizzato e frullare per bene fino ad ottenere una salsa liquida. 
Dopo di che, passare al setaccio, premesso che io i pomodori li pelo grossolanamente, così nel caso non lo setacciasse, le pellicine del pomodoro non danno tanto fastidio.
Con questa quantità e un frullatore da 1 litro come il mio, devo farlo in due volte. 
Poi lo mischio e assagio nel caso serva ancora del sale o del aceto, va molto a gusto. 
Stà a voi sceglier come gustarlo, se a cucchiaio o in bicchiere, basta aggiungere un poco più di acqua e farlo più liquido. Ma in ambi casi servire freddo! 
Io utilizzo un setaccio non tanto fitto perché mi piace sentire il gazpacho denso, anche se lo bevo, in questo caso ho fatto metà in un modo e metà nell'altra.


Questa volta, l'ho servito accompagnato di verdure varie e pane tostato... una goduria! Ecco, l'ho detto di nuovo...goduria!



E anche questa, visto che è verde e arancio, e non se ne intende di cotture varie... è per Cinzia e Valentina e il loro contest colorato "Colors & food what else?" di luglio!



domenica 15 luglio 2012

LIBRETTI di pollo ripieni

Questa è una di quelle ricette che vi dicevo dovevo postare da tempo, ma di tempo non ne stò trovando quanto vorrei!
Per di più, un mese fa, non avevo quasi voglia di cucinare, si è visto? E non avevo nemmeno tanta fame, cosa molto strana in me! Ma in realtà è tutto colpa di questo panzone che mi ritrovo, (anzi, adesso è migliorato) che si gonfia e si sgonfia a seconda cosa mangio... A sapere poi cosa sia che mi fa questo effetto? 
Per una settimana non ho mangiato farine, ne paste, ne pane, ne pizze ne focacce, niente che fosse lievitato, ma lei... (la panza s'intende...) questa si che è andata avanti a lievitare e allora le focacce e la pasta le ho introdotte di nuovo, più che altro a pranzo. Ma mi sentivo ingombrante, tanto! Pensate che in metro mi facevano sedere pensando fosse in cinta, ed io ne ho approfittato! 
Sono andata a fare gli esami del sangue, per le intolleranze al glutine e al lattosio, e anche li mi guardavano, sorridenti, come fosse in dolce attesa... vi siete fatti una idea di come mi sentivo? Di come avevo la pancia? Per non parlare del vestire, tutto mi andava stretto...aiuto!!!
Ma poi, con i risultati in mano, e vedendo che i livelli dei vari accertamenti erano tutti a posto, la fame mi è tornata di un boto! E così una volta 
ricuperato l'appetito di nuovo mi sono messa ai fornelli (per l'alegria del cozzaro...) anche se a casa, di cibo non c'era un gran che, visto alla mia poca voglia di cucinare in quei giorni, questi furono dei "libretti sbuotafrigo" salva cena! 
Per fortuna, nel freezer ho sempre lui... il pollo (non mio marito), che ora mai è un abitue a casa Esteve/Bellocchio!





Ingredienti per 2:
6 filetti di petto di pollo 
12 fette di pancetta sottili
70 g di ricotta sarda grattugiata
vino bianco q.b.
3 foglie di salvia
3 foglie di basilico
Rosmarino

10 olive (nere e verdi)
Pepe
Olio extra vergine
Sale




In una ciotola mischiare gli aromi: lavati, asciugati e tritati. Aggiungerci la ricotta, le olive sminuzatte, un pò di pepe, un filo d'olio e 
il vino quanto basta per fare morbido il ripieno. Amalgamare e tenere da parte mentre si prepara la carne.
Appiattire i filetti battendoli (io ancora con il solito battitore di legno...). Stenderli e uno a uno riempirli con il preparato, poi salare; ma poco perché il ripieno e la pancetta sono già molto saporiti; e piegarli a metà come un libro, poi chiuderli con l'aiuto di due fette di pancetta avvolta intorno, in questo modo non ci serve nessuno stecchino. 
Cuocere in una casseruola o una padella con un filo d'olio, i primi 5 minuti coperti con coperchio e poi senza, fino che sono cotti e dorati e la pancetta è croccante!



Servire con della installata o dei bei pomodori conditi a vostro piacere.



giovedì 12 luglio 2012

Timballi ai 3 RISI, su salsa di pomodoro e peperone

Niente tempo per postare una ricetta, che sia neanche una sola di quelle mille che ho fotografato!!! Che rabbia... anche perché tra un po' scadono e diventano ricette invernali!
... ma il fatto di postare poco, non vuol dire che a casa Esteve&Bellocchio non si mangi, anzi! Più che altro, vuol dire che si va di corsa. Che il tempo è poco e che si pensa alle vacanze... poi, fa tropo caldo e i fornelli e il forno li guardi da lontano! Anche se credo che non lo terrò fermo per molto, il forno...!
Eco che vi lascio una meraviglia di timballo ai 3 risi. Vale la pena portarlo a tavola, e vi assicuro che è stupendo sia caldo che freddo.  
Questo mix di risi l'ho trovato in uno di quei negozi bio. Non dico il nome però, perché questa volta, a parte di lasciarci come sempre il cuore, la vista, e gran parte del mio tempo libero pensando alla salute, ci ho lasciato anche parte del mio stipendio (cosa meno gradevole e poco salutare...) ma pazienza, ho imparato che anche nei "bio", per certi prodotti dovrò aspettare ai saldi! 
Comunque questo mix di: riso baldo semintegrale; riso jasmine integrale rosso e riso nero selvatico, è stata una grande scoperta per la modica cifra di 3,95 euro... in offerta chiaro! 





Ingredienti per 4:
300 gr. mix di risi (baldo, jasmine e nero selvatico)
2 zucchine
2 carote 
qualche rondella di porro
olio extra vergine
sale


Per la salsa:
300 gr. di pomodoro (io dei pelati)
1/2 peperone giallo
1/4 di cipolla (io di Tropea)
olio extra vergine
1 cucchiaio di zucchero mascobado
sale




Dare una lavata veloce al riso in acqua fredda, scolare e bollire in abbondante acqua salata, nella confezione c'è scritto per 30 minuti, ma io l'ho fatto per altri cinque. 
Nel mentre preparare una daddolata con le zucchine e le carote lavate, e a queste ultime togliere anche la buccia. Saltarle in padella con dell'olio e il porro, e regolate di sale. Devono essere cotte ma croccanti, mettere da parte. Nella stessa padella, aggiungendo dell'olio soffriggere la cipolla e il peperone tagliati a dadini. quando sono morbidi aggiungere i pelati, regolare di sale e cuocere per 10 minuti, aggiungere lo zucchero e amalgamare bene cuocendo ancora qualche minuto. Poi versare nel frullatore e tritarlo fino ad ottenere una passata omogenea.
Scolare il riso e saltarlo in padella con un goccio d'olio e la daddolata di verdure per fare insaporire. Togliere dal fuoco e riempirne degli stampi, fino al bordo, e fare pressione sopra con un cucchiaio, in questo modo si compatta il riso, e al capovolgere, rimane la forma dello stampo e non si spappola.
Servire, versando la crema di pomodoro e peperoni sul fondo del piatto con sopra lo sformato di riso.  


Se avete tempo, voglia, non tropo caldo, e dei peperoni verdi, beh... ci stanno benissimo!!!


Chissà perché, mangiando questo timballo ho pensato a Stefania Oliveri... perché è glutten free! (A parte il pane che vedete lì, dietro la foto, ma il cozzaro il pane lo mangia ci sia o non ci sia sughero. Io invece, questa volta ho fatto a meno, era buono così!)


E come ha detto Cinzia: c'è tutto... verde arancio...
...e allora presentiamo questi timballi al loro contest colorato "Colors & food what else?" di luglio, che come ha spiegato Valentina, questa volta a parte i colori è obbligatorio NON usare il forno!





lunedì 9 luglio 2012

Conchiglie, pomodori e CAPPERI


Le domeniche… sono uno di quei giorni che di solito non ho voglia di fare niente. E invece devo fare tutto quello che non ho fatto durante il resto della settimana, e non è poco...! 
Ma a deferenza dal resto dalla settimana, mi alzo con calma, preparo il caffè e il succo di frutta e sveglio il cozzaro, facciamo la "prima colazione" e andiamo al mercato. 
Lì facciamo la seconda, cappuccio e brioche e mentre sfogliamo il giornale. Dopo in pista, diretti alle bancarelle di frutta e verdura, pesce e formaggi! Per me (per il cozzaro non tanto) è un divertimento, come andare alla caccia di un tesoro. Ed ecco che tornati a casa, faccio resa del mio bottino…




Ma con questo caldo, di forno non se ne parla e di spaddelare ben poco. Che ne dite di una pasta, semplice ma saporita. Perché quando gli ingredienti sono pochi ma genuini... è tutto un'altra cosa. Qua sono stati i capperi a fare la differenza!




Ingredienti per 2: 
250 gr. di conchiglie (fantastico anche con le orecchiette fresche) 
50 gr. di capperi (non salati) 
11 pomodorini
olio extra vergine
1 spicchio d'aglio
sale


Mettere a bollire la pasta in abbondante acqua salata. Mentre far rosolare l'aglio in una padella con dell'olio, e quando questo è dorato aggiungere i pomodorini, lavati asciugati e tagliati a metà. Una volta sono morbidi versare i capperi e fare insaporire. Versarci 3 o 4 cucchiai dell'acqua di cottura della pasta.
Scollare le conchiglie, versare nella padella e fare insaporire e servire.





Buono anche con una grattugiata di parmigiano reggiano